Un caffè con... Matteo Mus

Un caffè con... Matteo Mus

PUBBLICATO IL 04/04/2025 DA

Ramona Vesprini

Design

Ramona: Oggi abbiamo il piacere di intervistare Matteo Mus, parte del team Nebula di Claranet. Ciao Matteo!

Matteo: Ciao Ramona!

Ramona: Cominciamo parlando un po' del tuo ruolo in Claranet. Di cosa ti occupi esattamente?

Matteo: In Claranet, come hai già detto, faccio parte della crew Nebula e ci occupiamo della progettazione e implementazione di infrastrutture cloud sia su AWS sia su Azure.

Ramona: Come hai trovato l'esperienza di lavorare in smart working in Claranet Italia prima di lavorare dalla Spagna?

Matteo: Lavorare da remoto è sempre stato il mio desiderio, ancora prima di terminare gli studi e del Covid. Al di là dei ben noti vantaggi tipo “non perdere tempo nel traffico”, una delle esperienze più belle che ho fatto è stata quella di lavorare da Tenerife per 2 mesi in autunno. La policy aziendale prevede che, previa comunicazione, si possa lavorare liberamente nella Comunità Europea. Io ne ho approfittato subito! Ho lavorato per 2 mesi in un coworking nei pressi di una spiaggia a Tenerife! È stato davvero fantastico!

Ramona: Qual è stato il motivo principale che ti ha spinto a richiedere il trasferimento in Spagna e come Claranet Spagna ha facilitato questo processo?

Matteo: Sono originario della Valle d’Aosta, ma desideravo vivere in un contesto più internazionale e vicino al mare, quindi ho scelto Valencia. Dopo aver discusso con l'HR di Claranet Italia, grazie alla collaborazione con Claranet Spagna, sono riuscito a trasferirmi facilmente nonostante le due entità siano separate all’interno del gruppo.

Ramona: Quali benefici hai riscontrato ottenendo un contratto spagnolo pur lavorando per Claranet Italia?

Matteo: La necessità di avere un contratto spagnolo è molto legata al fatto che ho una famiglia: anche la mia compagna lavora da remoto, inoltre abbiamo una bambina di 3 anni. Finché era piccola e andava all’asilo nido, ci si poteva adattare per trovarne uno privato nella località di destinazione. Ora però che frequenta la scuola materna, l’educazione è più strutturata e non è indicato interrompere troppe volte il suo percorso formativo. L’adattamento ad un nuovo contesto non è semplice e ci vuole tempo e proprio per questo ho dovuto valutare una permanenza più lunga a Valencia. Anche perché superata la durata di “soggiorno di breve durata”, che sono ufficialmente 3 mesi, entrano in gioco altri aspetti, come ad esempio la copertura sanitaria. Oppure la stessa Spagna esige che per vivere in regola per un periodo superiore ai 3 mesi venga fatto un documento specifico, chiamato CUE, che dimostri che non sei un peso per la Spagna. Quindi o lavori o hai sufficienti soldi in banca per vivere senza pesare sullo Stato avendo una copertura sanitaria privata completa per ogni membro della famiglia.

Ramona: Parlando di lavoro full remote, come hai gestito la collaborazione e la comunicazione tra i team di Claranet Italia e Claranet Spagna? Hai trovato attriti diqualche tipo?

Matteo: Ho parlato con l’HR di Claranet Italia se ci fosse la possibilità di lavorare dalla Spagna con un contratto spagnolo, continuando però a lavorare sui progetti di Claranet Italia e coi miei colleghi. L’HR ha preso i contatti con la controparte spagnola ed in 2 mesi ho ottenuto il contratto spagnolo. Devo però specificare che mi sono fatto trovare pronto. Mi ero preventivamente informato bene sulla documentazione necessaria per lavorare ed al momento di definire il contratto avevo già tutti i documenti alla mano.Chiaramente tutto questo è stato possibile grazie allo smartworking, in quanto per ottenere i documenti richiesti dovevo già essere a Valencia.

Ramona: Quali strumenti digitali o tecnologici hai trovato essenziali per gestire efficacemente il tuo lavoro da remoto tra i due paesi?

Matteo: La VPN è un must have. Se si lavora in un coworking è fondamentale utilizzarla, soprattutto se si gestiscono dati di clienti. Ora a Valencia lavoro la maggior parte del tempo da casa dove ho la mia connessione in fibra privata e non ho bisogno della VPN.Andare in coworking è bello, e qui ce ne sono di fighissimi, ma è anche costoso! Ma la prima cosa che ho fatto nella nuova casa è stata comprarmi una sedia adeguata. Fondamentale!

Ramona: Quale aspetto del lavorare da remoto per Claranet Italia con un contratto spagnolo hai apprezzato di più?

Matteo: Mi trovo bene in Claranet Italia, mi piacciono i progetti a cui lavoro e sto bene coi colleghi. La soluzione del “contratto spagnolo + lavoro in Claranet Italia” mi ha permesso di conciliare le mie esigenze personali di voler migrare all’estero con la mia situazione lavorativa. Quando mi hanno comunicato che non ci sarebbero stati problemi ero veramente felice!

Ramona: Quali sfide hai incontrato lavorando da remoto da un altro paese europeo?

Matteo: La documentazione prima di tutto. La burocrazia spagnola è lenta come quella italiana. Riuscire ad ottenere tutti i documenti per tempo è stata una bella sfida. Inoltre le festività non sono perfettamente allineate, quindi bisogna organizzarsi coi progetti.Per fortuna non vi è differenza di fuso orario tra la Spagna continentale e l’Italia. Ricordo che a Tenerife c’era 1 ora di differenza, che seppur poca, rendeva le cose un pochino più difficili da organizzare.

Ramona: Quali opportunità di crescita professionali hai scoperto lavorando da remoto da un’altra nazione?

Matteo: Di per sé non c’è molta differenza nel mondo lavorativo tra Italia e Spagna. Ciò che è veramente interessante è che Valencia è meta di moltissimi nomadi digitali da tutto il mondo quindi ho avuto l’occasione di scoprire altre forme di “assunzione” in remote working. Per esempio, se non ci fosse stata Claranet Spagna, un’altra alternativa per poter vivere in Spagna e lavorare per Claranet Italia sarebbe stata quella di lavorare come freelance e fatturare solo verso Claranet Italia consentito dalla legge spagnola solo se l’azienda non ha sedi sul territorio spagnolo. Oppure ho conosciuto persone assunte da aziende estere attraverso società intermediarie che gestiscono contratti per ogni nazione del mondo.

Ramona: Infine, quali prospettive vedi per il tuo futuro professionale in Claranet, considerando la tua esperienza internazionale?

Matteo: Sono sempre stato una persona riservata ma mi rendo però conto che da quando sono qui a Valencia, in costante contatto con persone da tutto il mondo, sono più “aperto”. Al lavoro parlo italiano, nella quotidianità spagnolo e con gli amici inglese!Questo continuo switch linguistico è bellissimo e mi ha insegnato a rompere molte delle mie barriere linguistiche. Se c’è una cosa che ora mi piacerebbe fare, e che prima invece avrei evitato, è quella di lavorare su progetti condivisi con le altre country Claranet.

Ramona: Hai dei suggerimenti per gli altri sailor che trovare le stesse necessità o situazioni di lavoro da remoto internazionale?

Matteo: Tutto dipende dalla situazione personale di ognuno: si è da soli? Si è in coppia?Il partner lavora da remoto? Se hai dei figli, quanti anni hanno? Sono tutti fattori determinanti. L’unica cosa che posso dire è: se si può sfruttare questa incredibile opportunità! Non è una cosa scontata me se si decide di partire, l'organizzazione è la chiave, ma ne vale la pena. In perfetto stile Agile io mi sono fatto una kanban board!

Ramona: Matteo, grazie mille per questa interessante conversazione e per aver condiviso la tua esperienza con noi!

Matteo: Grazie a te, è stato un piacere!


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